| | OFFLINE | | Post: 47 | Età: 33 | Sesso: Maschile | Segretario CCS | |
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21/07/2008 10:19 | |
Il governo ha annunciato già da qualche mese, e col pieno appoggio di Confindustria, che l'Italia ritornerà al nucleare. Il fatto che si sovverta la volonta popolare (di solrito tanto cara a Berlusconi) espresse col referendum del 1987 è, in questo momento, a mio parere, qualcoso di secondario.
Più importanti sono i dati "tecnici" che, se divulgati correttamente, farebbero capire a chiunque che questo ritorno al nucleare non è altro che follia allo stato puro.
Un po' di dati:
Un reattore nucleare di terza generazione (come quelli che si vorrebbero costruire) produce circa un Gigawatt di potenza e cosa circa 3 miliardi di Euro (senza contare che in Italia il costo delle opere pubbliche, soprattutto di quelle complesse come queste, ha una particolare tendenza ad aumentare in modo considerevole in corso d'opera).
Per produrre la stessa quantità di energia servirebbero tra le 500 e le 1000 turbine eoliche del modello più "potente" (quelle alte circa cento metri, che producono fino a 2 Megawatt ciascuna e che costano tra il milione ed il milione e mezzo di Euro l'una) con un costo di 500-1000 milioni di Euro se fossero realizzate sulla terraferma, di 750-1500 milioni se si costruissero in mare (come si sta facendo in Inghilterra). Anche se i costi, per qualche motivo particolare, dovessero aumentare, l'eolico sarebbe, comunque, immensamente più conveniente del nucleare.
Perché allora il governo vuole puntare sul nucleare, che comporta anche il problema, non trascurabile, delle scorie? La risosta è semplice: restituire favori, ossia cedere denaro pubblico per premiare i padroni che hanno sostenuto e sostengono i partiti ed i politici ora al potere.
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